La pizzica salentina: memoria storica da ballare
Chiunque abbia alloggiato in un residence Salento e trascorso almeno qualche giorno tra le sagre e gli eventi estivi del Tacco d’Italia si sarà imbattuto in una manifestazione, organizzata o estemporanea, di pizzica salentina, la musica tipica del posto. La pizzica è un genere musicale unico, presenta molti tratti fonetici e contenutistici simili alle ballate, alla tarantelle e alle tammurriate del sud Italia ma se ne distanzia in maniera significativa scrivendo un codice di simboli e valori propri.
La storia della pizzica
La storia della pizzica salentina è, in modo più esteso, storia del Salento. Impossibile datare la nascita della musica folclorica del posto, che si perde nei secoli e in un’epoca in cui il cristianesimo non era ancora la religione egemone. In effetti, la taranta presenta diverse caratteristiche riconducibili al culto di Bacco e attinge profondamente al sottofondo culturale della vita di campagna.
Lì le donne operavano faticosamente nelle piantagioni di tabacco, imbavagliate in una società patriarcale che le condannava a lavorare soltanto, fuggendo le passioni, le tentazioni e la disapprovazione sociale che da lì sarebbe seguita. L’unico elemento di fuga si costruì intorno al mito della taranta, l’insetto che albergava tra le piante di tabacco e che, di tanto in tanto, si palesava per mordere una fanciulla. Il veleno iniettato tramite il morso induce in esse uno stato di entusiastica trance da cui potevano liberarsi solo ballando.
La danza appare così come una sorta di seduzione tra la donna e il ragno, stretti in un legame che è adorcismo tra le due essenze e non un esorcismo: la fanciulla non balla per scacciare il demone bensì per armonizzarsi con esso. E ballando, le frustrazioni di una società cristallizzata vengono ridotte, la donna si libera delle sofferenze senza il rischio di andare incontro alla condanna pubblica, trattandosi agli occhi del villaggio di una vittima.
Da lì si alimentò la tradizionale danza del Salento, attraversò la fase di cristianizzazione e venne addomesticata solo a tratti sotto il mito e il culto di San Paolo, quindi tramandata fino ai nostri giorni, in cui diventa mondanità, gioco, sfrenatezza, ma senza svincolarsi dalle sue origini che le danno senso e una ragion d’essere, anche se in molti non lo sanno più.