Le aziende cercano manager di profilo internazionale
I manager italiani piacciono sempre più alle multinazionali. Negli ultimi 5 anni, infatti, sono cresciute del 30% le posizioni “executive” ricoperte da italiani nei gruppi multinazionali in varie parti del mondo. E nella Penisola, i posti di “country manager” sono ormai affidati ad italiani in oltre l’80% dei casi.
E’ quanto emerge da una analisi condotta da ASA Executive Search, società di ricerca del personale.
Nel complesso la presenza di italiani fra i top manager internazionali all’estero resta ancora limitata, sotto il 2-3% ma bisogna considerare che di solito queste posizioni sono riservate a manager della nazione che ospita la casa madre. L’Italia, come si sa, conta solo otto società nella classifica delle prime 500 del mondo stilata da “Fortune”. Negli ultimi anni, tuttavia, c’è stato un significativo incremento della presenza nostrana”.
Circa la metà dei manager italiani che si affermano a livello internazionale ha alle spalle una carriera nelle vendite o nel marketing. Ma è significativa anche la presenza di uomini e donne provenienti dall’amministrazione e finanza (25%) o da produzione e operations (20%).
I manager italiani hanno alle spalle una valida preparazione universitaria, una solida esperienza professionale e possono vantare le tradizionali doti di flessibilità, creatività, innovazione e cultura che ci contraddistinguono. Molti pregiudizi sono ormai caduti e penso che presto vedremo anche molte donne italiane come top manager. Lo dimostra anche il fatto che per le posizioni di capo nel nostro Paese le multinazionali si affidano, secondo la ricerca di Asa, ad un italiano in 4 casi su 5. E questo vale ormai anche per gruppi dell’Estremo Oriente che hanno lingua e cultura molto diverse da noi.
L’ascesa verso la stanza dei bottoni delle multinazionali, tuttavia, non è sempre facile. Occorre, ovviamente, una disponibilità a trasferirsi in diversi Paesi ogni 3-4 anni. Bisogna essere consapevoli che la trasferta è spesso senza ritorno. Ci sono grandi sacrifici da affrontare, specie per la famiglia. Secondo la ricerca, alcuni manager scelgono di portare con sé partner e figli, altri mantengono la base in Italia e affrontano trasferte solitarie con viaggi periodici.
Sul piano professionale, inoltre, occorre maturare un’esperienza variegata, ricoprendo diversi incarichi in differenti Paesi. E’ poi necessario assimilare a fondo la cultura della casa madre.
Negli ultimi 3 anni, inoltre, sono quasi raddoppiate (+90%) le posizioni di “middle management” ricoperte da italiani nei gruppi multinazionali in varie parti del mondo. Nel nostro Paese, inoltre, i manager locali predominano.
Le persone cercate dalle multinazionali in Italia per posizioni di middle management hanno un’età fra i 30 e i 38 anni con alle spalle una solida laurea, preferibilmente un master, una ottima conoscenza dell’inglese e di almeno un’altra lingua straniera e un buon curriculum professionale che comprenda un periodo di studio o lavoro all’estero.
In Italia, in particolare le multinazionali ricercano soprattutto manager per vendite e marketing (42%) e funzioni di amministrazione e finanza (25%). Seguono operations (16%), sistemi informativi (8%) e risorse umane (4%).
Oltre due terzi dei direttori del personale interpellati (68%) hanno segnalato, per le selezioni, l’importanza della provenienza da contesti simili per dimensione o complessità. Una precedente esperienza all’estero (studio o lavoro) viene valutata molto positivamente da oltre la metà degli intervistati. Non sembra, invece, determinante la provenienza dallo stesso settore (35%).
Otto aziende su dieci si aspettano che i manager siano disponibili trasferirsi all’estero, se il gruppo offrisse posizioni in altri paesi.
La capacità di innovazione (78%) e l’attitudine a lavorare in squadra (72%) sono le caratteristiche chiave che si aspettano le multinazionali dai nuovi manager.
I settori che assorbono più middle manager provenienti dal Belpaese sono il largo consumo (37%) e la finanza (34%). Seguono farmaceutico (11%) e Information and Communication Technology (9%).
La Gran Bretagna resta il Paese che calamita il maggior numero di manager italiani: oltre un quarto del totale (27%). “Si tratta principalmente di professionisti nel campo bancario e finanziario, con base operativa a Londra. Spesso si tratta di un ottimo trampolino di lancio verso altre sedi internazionali”.
Altre importanti mete in Europa sono: Francia (15%), Germania (13%) e Spagna (11%). Quasi un manager su 10 (9%) viene inviato nell’Europa dell’Est. Poi compare la Cina (7%), a conferma del boom economico del gigante orientale.